Clima
Green Week 2013: la diretta di Ecoblog da Bruxelles
La diretta dalla Green Week Conference 2013 da Bruxelles: quest’anno il tema è la qualità dell’aria.
Green Week Conference 2013, Ecoblog vi porta a Bruxelles
Si tiene a Bruxelles la Green Week Conference 2013, il più grande appuntamento europeo relativamente alle tematiche ambientali: quest’anno sarà centrale la qualità dell’aria. Ecoblog, in diretta da Bruxelles, vi porterà dentro l’importante conferenza europea.
“Aria pulita per tutti”. Questo è il motto della Green Week Conference 2013, completamente dedicata all’aria: rappresentanti dei governi, dell’unione europea, imprese, giornalisti, ricercatori cercheranno le politiche giuste, proporranno alcune soluzioni, eviscereranno il problema dell’inquinamento dell’aria, sia esso proveniente dalle industrie sia dalle città (automobili, riscaldamenti, etc).
Il Commissario Europeo per l’Ambiente Janez Potocnik
15.16 – Conferenza stampa.
Il Commissario Potocnik spiega come quest’anno, dedicato proprio alla qualità dell’aria, sia un punto svolta per le politiche europee di contrasto alle emissioni inquinanti. Le cose da fare sono tante e l’Europa procederà a step ben precisi, di modo da non precorrere i tempi ma nemmeno sottovalutare il problema. Il problema dei costi, in particolare, impedisce una reale stretta anti-emissioni dei governi europei; contemporaneamente però focalizzarsi sulla qualità dell’aria, e sull’ambiente in generale, può rappresentare (in tempi di crisi economica) un’ottima opportunità di crescita (per gli Stati) e di business (per le imprese).
Ciò che l’Europa ha in mente è la partecipazione di tutti: una democrazia ambientale “liquida”, per parlare ed ascoltare tutti i cittadini europei, coinvolgendoli tramite questionari, conferenze, i media (eccoci qui!!), aumentando la consapevolezza dei cittadini europei sull’importanza di un’ottima qualità dell’aria.
Uno dei problemi che sottolinea il Commissario Potocnik è proprio legato all’informazione che viene data ai cittadini, sulla quantità di “notizie” legate all’ambiente ed alle sue problematiche, di come permeare il mondo dei social media per raggiungere il più ampio spettro di cittadini possibile. La creazione di una “forte pressione” del pubblico su chi fa le leggi in materia ambientale è un elemento fondamentale e per la risoluzione delle problematiche e per l’accrescimento della coscienza collettiva sul problema.
Janez Potocnik auspica inoltre un allargamento ed un rafforzamento del Protocollo di Göteborg, che fissa gli obiettivi europei al 2020, così da integrare con più efficacia le politiche dei singoli stati con quelle dell’Unione.
Potocnik ha spaziato anche su altri temi: molto interessante la parte sugli alimenti. Secondo il Commissario Europeo mediamente in Europa il 30% del cibo viene scartato e diventa un rifiuto, ma non è solo lo spreco di cibo a dover far preoccupare: ciò significa che il 30% di energia per produrre cibo, il 30% dei suoi su cui si produce cibo, il 30% delle emissioni per produrre, trasportare e cucinare il cibo sono inutili. Come dire: “il battito d’ali di una farfalla in Brasile può scatenare una tempesta in Texas”.
14.50 – E’ giunto alla Green Week Conference 2013 poco fa il Commissario Europeo per l’Ambiente Janez Potocnik: anche egli affascinato dalle eccellenze, al momento sta gironzolando tra le PMI e gli enti presenti con i loro stand. Potocnik ha aperto la sua visita in terrazza, visto che (cade a fagiuolo) l’aria di Bruxelles oggi è calda e pulita.
Le eccellenze
13.30 – Approfittando di una pausa dei lavori di quest’oggi ho avuto l’occasione di venire a contatto con le eccellenze, a livello imprenditoriale, del settore “green” in Europa. Dall’azienda produttrice di depuratori al motore diesel a zero emissioni (anche se, leggendo le didascalie, si scopre che “zero” è un numero leggerissimamente azzardato), fino al kite energy (un sistema per sfruttare l’energia eolica in quota, ve ne parlerò con calma in futuro), alle aziende di fertilizzanti naturali, agli enti di ricerca.
A pranzo, ottima occasione per stabilire contatti (sopratutto per me che sono italiano), ho avuto l’opportunità di chiacchierare con una funzionaria WHO (World Health Organization), la quale mi ha spiegato come funzionano i monitoraggi e i rilievi degli inquinanti negli Stati Uniti e Canada, sottolineando anche come (a livello di emissioni) gli ultimi dati additino all’Europa una buona fetta del problema; alla mia domanda sulla Cina, l’India ed il Brasile (“scusi ma se l’Europa inquina piu di tutti, che dire dei BRICS?”) la risposta è stata:
Non esistevano monitoraggi in quei paesi antecedenti a 5 anni fa, per noi è impossibile effettuare una valutazione sull’andamento dell’impatto dei paesi in forte via di sviluppo sulla qualità dell’aria mondiale. Certamente i dati che giungono oggi dalla Cina sono significativi, ma vanno contestualizzati, così come quelli provenienti dal Brasile: parliamo inoltre di realtà con città ad altissima densità abitativa e con immense aree rurali, sarebbe come paragonare il Canada con gli Stati Uniti: praticamente impossibile.
I principi di una buona politica ambientale: le prospettive.
12.30 – Alto livello di protezione per le persone e gli ecosistemi, seguire il principio “chi inquina paga”, misure cautelari sui “costi della non-azione” (quanto costa non fare nulla per migliorare l’aria), prendere piena coscienza di quali siano le risorse naturali, seguire i principi di efficienza e proporzionalità, approccio scientifico. Questi, secondo Andrè Zuber, sono i principi base per delle buone politiche ambientali. Zuber ha spiegato come tutti i settori dell’economia debbano essere coinvolti per disporre di politiche ambientali ad ampio spettro, per stabilire una relazione tra emissioni e responsabilità ambientali. Dal canto suo invece lo Stato (o gli Stati, in senso generale) ha il dovere di controllare (e non, sottolinea Zuber, di delegare i controlli) le emissioni attraverso il monitoraggio della qualità dell’aria, la ridefinizione completa dei limiti sulle emissioni, l’applicazione in prima persona delle best practice ambientali.
In tal senso lo Stato diventa l’esempio e non il “grande punitore”, il filosofo ambientale, che infonde in un certo qual modo una nuova concezione di ambiente: l’aria intesa come “bene comune” è, in questo senso un primo passo verso il virtuosismo.
Carburanti puliti per l’aria pulita
L’Unione Europea, e la Commissione Europea per l’Ambiente, da tempo incentivano le aziende del settore automotive a sviluppare, implementare e realizzare motori e carburanti puliti. Le soluzioni, molteplici, tuttavia continuano ad essere tenute “sotto traccia”, a discapito della qualità dell’aria, del clima e delle politiche ambientali comnitarie.
Jorg Wind ha proposto una visione interessante sul problema dei carburanti: passare da un modello di business classico (quello attuale, basato sulle fonti fossili ed inquinanti) ad un modello di business case, ovverosia l’applicazione delle best practies europee più avanguardiste che abbia come obiettivo primario il mantenimento delle attuali comodità coniugandolo con una migliore qualità dei carburanti.
11.30 – Come spiegato dal dr. Jorg Wind, manager di Daimler AG, il problema legato ai carburanti prodotti da gas naturale è sostanzialmente nei metodi di estrazione e di lavorazione delle risorse, che restano fossili e non completamente sostenibili. Se infatti il problema della qualità dell’aria può essere ovviato grazie all’utilizzo di un carburante a gas naturale, l’approvvigionamento di questa risorsa, la sua trasformazione, lo stoccaggio e, non ultimo, il fatto che resti un’energia fossile (che, quindi, terminerà prima o poi) rendono la soluzione del gas naturale una sorta di “toppa” da applicare sull’enorme buco. Il problema dei carburanti è strettamente connesso, ha spiegato Wind, con il problema della mobilità. Se infatti, come abbiamo spiegato prima, l’inquinamento atmosferico attanaglia in particolare le grandi aree urbane europee e statunitensi (più Africa centrale e Cina), è proprio toccare il tema della mobilità il primo passo verso un miglioramento della qualità dell’aria.
11.19 – Walter Rujigrok, manager di Eurelectric Wg ha spiegato come il futuro delle auto sia nell’energia elettrica. Il problema dei biocarburanti infatti, che prevede il non totale abbattimento delle emissioni, il consumo di suolo (come ad esempio è per il biofuel o la colza), è ormai completamente risolvibile grazie alla mobilità elettrica. Le auto ad elettricità sono già una realtà, ha spiegato Rujigrok.
Qualità dell’aria e clima, le politiche ambientali
In generale, l’idea che pervade la conferenza Green Week è “politiche”. Politiche ambientali, ma anche scientifiche (in termini di approccio al problema), che fino ad oggi non hanno garantito, anzi è vero il contrario, alcun miglioramento della qualità dell’aria.
10.35 – Guy Brasser, Direttore del Climate Service Center tedesco, ha spiegato quanto la qualità dell’aria influenzi il clima, mostrando come l’abbattimento dell’inquinamento a livello globale sia direttamente proporzionale con l’arresto del riscaldamento globale. Brasser si è concentrato in particolare sulle politiche antinquinamento:
Spesso queste provengono da istituzioni diverse, seppur nello stesso paese, nello stesso governo. Ciò non può che causare confusione, sia in chi deve farle rispettare sia in chi le deve implementare, e genera insoddisfazione nel soggetto che quelle leggi le deve rispettare. La maggior parte delle volte, anche se si tratta di politiche ambientali sensate, nessuno sa realmente ciò che si deve o non deve fare: questo rende impossibile l’applicazione di tali politiche.
In particolare, ha spiegato Brasser, questo problema è marcato nelle zone ad alta urbanizzazione in Europa e Stati Uniti, ma anche in Africa centrale e sull’intero territorio cinese. Certamente, ripensando al nostro “caso-Ilva”, l’accumulo di politiche, leggi, norme, poteri, che si è verificato nel corso degli anni a Taranto non ha giovato alla risoluzione del problema.
10.00 – Mark Sutton, membro del NERC Centre for Ecology and Hydrology del Regno Unito, relazionerà sull’impatto dell’azoto nell’aria d’Europa. Secondo il ricercatore inglese una larghissima parte dell’inquinamento da azoto dell’atmosfera, nel Vecchio Continente, dipende dall’uso dei fertilizzanti in agricoltura; l’inquinamento da N2 è tuttavia un costo enorme, in particolare per la salute umana, pagato da tutti i cittadini europei. L’impatto peggiore che l’azoto ha, se immesso in atmosfera, è in particolare sul riscaldamento globale.
09:37 – Cominciamo con la relazione di Luisa Volta, professore associato presso l’Università di Brescia, facoltà di ingegneria dell’informazione, sull’incidenza di Pm10 e No2 sulla qualità dell’aria europea.
La prima questione è: quali sono le misure che occorre implementare e mettere in campo per disegnare un piano di qualità dell’aria che risponda alle esigenze degli europei?
L’impatto, parola chiave in tal caso, dell’inquinamento atmosferico è molteplice: sociale, globale (il riscalddamento), sanitario ed economico. Da una prima valutazione sull’impatto che ha l’inquinamento atmosferico è possibile risalire ad una prima serie di risposte (le politiche antinquinamento) che vadano necessariamente a colpire, sul principio “chi inquina paga” trasversalmente le industrie, il traffico, insomma tutti gli elementi di forte impatto ambientale. Ciò si traduce necessariamente in aria migliore, tornando così all'”impatto” sulla popolazione.
L’abbattimento del Pm10 è direttamente proporzionale con l’abbattimento dei costi, necessari alla riduzione delle emissioni: meno si inquina piu’ si risparmia (in termini micro e macro economici), cosa che denota l’obiettivo duplice, triplice se ci mettiamo anche il problema sanitario, che la riduzione delle emissioni dovrebbe perseguire.
Nel biennio 2013-2015 l’approccio europeo all’implementazione della qualità dell’aria sarà inquadrato in quattro punti: l’analisi, il disegno di un soluzioni più “ficcanti”, la norma (l’emanazione di nuove leggi ad ampio spettro sull’intero panorama europeo) e la gestione delle risorse. Chiaramente i media avranno un ruolo chiave in tal senso, visto che il cambiamento sarà anche “culturale” in un certo senso, dovendo cambiare non solo l’approccio dei governi al problema ma anche della cittadinanza.