Cronaca ambientale
Rifiuti in Campania, Bassolino colpevole ma il pm chiede la prescrizione
Il pm Paolo Sirleo chiede la prescrizione per Antonio Bassolino, ex Presidente della Regione Campania, al maxi processo per il disastro rifiuti in Campania.
E’ durata 20 ore la requisitoria, il 10 giugno scorso, del pm Paolo Sirleo al maxi processo per il disastro rifiuti in Campania, che vede l’ex governatore ed ex commissario straordinario all’emergenza rifiuti Antonio Bassolino alla sbarra, con altri 27 imputati (tra cui Impregilo, Fisia e Fibe) per reati come truffa, falso, traffico di rifiuti ed abuso d’ufficio; una requisitoria che però ha la consistenza di un colpo di spugna, visto che il pm ha riconosciuto la colpevolezza di Bassolino ma ne ha chiesta la prescrizione di reato.
Ritengo che Antonio Bassolino abbia concorso nella perpetrazione dei reati, […] si chiede altresì la pronuncia di prescrizione per tutti i capi di imputazione a lui attribuiti.
Prescrizione: si riconosce il reato, la responsabilità e la necessità di condanna ma si getta tutto il processo alle ortiche (tutte le udienze, le carte, le intercettazioni, gli uomini che ci hanno lavorato per quasi dieci anni, tutto in vacca) per via dei tempi processuali, troppo lunghi, che non garantiscono agli imputati un “giusto processo”. La prescrizione, quella che in molti definiscono “amnistia per ricchi”, perchè solo chi può permettersi dieci anni di parcelle ai suoi avvocati ha la garanzia che costoro la tireranno per le lunghe. Prescrizione. Il primo vero istituto giuridico da abolire completamente.
Insomma, l’emergenza rifiuti campana tra il 2000 ed il 2004 (il processo avrebbe dovuto accertare i fatti fino al 2005) si è rivelata una truffa bell’e buona. Una truffa impunita, piena di connivenze, omertà, soldi e potere, una truffa nella quale hanno concorso lo Stato, la criminalità organizzata, i privati: depredata Napoli, depredate tutte le risorse della Campania, non restava altro che depredarne i rifiuti, inferendo forse il colpo di grazia al territorio più martoriato d’Italia. Lo scrive chiaramente Massimiliano Iervolino nel suo libro, uscito recentemente, “Il rifiuto del sud” (Di Girolamo editore):
La verità è una: da un lato la criminalità politica in merito ai rifiuti solidi urbani ha fatto sì che non venisse attuato il Decreto Napolitano, dall’altro la criminalità organizzata, approfittando del caos, ha gestito il trasporto e l’individuazione dei siti da adibire a discariche. Senza la criminalità politica, quella organizzata non avrebbe avuto terreno fertile per lucrare.
Cominciato nel 2008, il silenzio tombale che lentamente si è propagato attorno a questo dibattimento ha fatto si che in due giorni fossero in pochi a dare la notizia della richiesta di prescrizione per Bassolino: nessuna memoria storica, nessun reato, tutti puliti, pronti per un’altra, l’ennesima, avventura nel circo politico. Eppure i reati contestati, frode in pubbliche forniture e truffa ai danni dello Stato, dovrebbero essere di interesse pubblico: talmente tanto che nell’aula bunker del Tribunale di Napoli la Procura dispose il divieto di introdurre registratori, telecamere, macchine fotografiche; persi gli “strumenti del mestiere”, i giornalisti cominciarono a non provarci nemmeno più ad entrare, legittimando quella silenziosa, pelosissima, richiesta di silenzio assoluto che il potere giudiziario ha in un certo qual modo “imposto” alla stampa.
Ad aprile 2012 le prime prescrizioni (18 i capi d’imputazione caduti per i tempi biblici del processo), nel 2013 il sapone laverà anche l’altra mano dei colpevoli: nessuno di loro pagherà.
Non la galera, non il giustizialismo sfrenato, ma la necessità di verità mi spingono oggi a scrivere queste parole: dal 1998 le delibere della Regione Campania hanno letteralmente picconato norme e principi contenuti nel Decreto Napolitano, che cadenzava il raggiungimento della differenziata, il riciclo, la produzione di energia da Cdr, imponendo date, deadline, percentuali da raggiungere, hanno rappresentato il tentativo, portato a termine, di abbrancare i milioni di euro dei contributi Cip6 in Campania, i fatti avvenuti dopo il 2000 (dopo l’elezione a governatore di Bassolino).
Dalla sua elezione invece Bassolino di fatto garantì la spartizione di una torta enorme: senza mai leggere un contratto (come da lui stesso dichiarato) in Campania si verificarono sovrastime di offerta rispetto alle reali possibilità dei contraenti e violazioni contrattuali sistematiche: “truffe” anche secondo il Gip.
Le ecoballe continuano ad essere ammassate nei campi alle porte di Napoli e Caserta, le discariche abusive sono state rese pubbliche senza cambiare le modalità di smaltimento (lo Stato che va a scuola dalla camorra), gli impianti continuano a funzionare a singhiozzo e la raccolta differenziata resta un pallido miraggio di sviluppo: a cosa è servita l’emergenza rifiuti in Campania?
Le ecoballe, umide per via del Cdr di bassa qualità, saranno inservibili per la bruciatura, ma oggi, in questo momento, avvelenano oltremodo il territorio campano: ammassate nei campi e coperte da teli neri, producono percolato (incredibile ma vero) che non viene incanalato in nessun pozzo di emungimento, ma disperso.
Nessun piano industriale è partito, dunque a breve potrebbe arrivare l’ennesima condanna alla Corte di Giustizia europea che dimostrerebbe, qualora ce ne fosse ancora bisogno, il disastro campano. In dieci anni sono state smaltite solo ottantacinque mila tonnellate dei sei milioni di ecoballe prodotte. Dopo un lungo periodo di tempo, continuano a giacere in quei luoghi producendo un danno, anche economico, enorme. Pensate che qualora la monnezza dovesse rimanere stoccata negli stessi siti per altri undici anni, lo Stato si troverebbe a dovere spendere circa 240 milioni di euro. Ma c’è di più: infatti non conoscere cosa sia stipato all’interno di queste “balle” rende difficile anche programmare un inceneritore per bruciarle. Qualora poi questo impianto venisse comunque costruito, servirebbero circa venti anni per portare a combustione il totale di rifiuti stoccati. Se invece tale massa imponente di monnezza venisse trasportata all’estero bisognerebbe impegnare circa seicento mila veicoli, un numero talmente elevato che coprirebbe l’intero percorso che divide Napoli da Oslo. Ma le “piramidi” sembrano non interessare nessuno, nonostante la ben nota devastazione di interi territori. I politici, i giornalisti e l’élite del nostro Paese fanno quasi finta di nulla.
Ha scritto Iervolino nel suo libro.