Cronaca ambientale
Rapporto Ecomafie 2013, i dati di Legambiente
Sarà presentato oggi, alle 11 a Roma, il Rapporto Ecomafie 2013, l’appuntamento annuale in cui Legambiente mostrerà come la crisi economica non ha tolto risorse alle ecomafie.
I dati del Rapporto Ecomafia 2013
Ecco a voi qualche dato contenuto nel Rapporto Ecomafia 2013 di Legambiente, presentato poco fa a Roma.
34.120 reati, 28.132 persone denunciate, 161 ordinanze di custodia cautelare, 8.286 sequestri, per un giro di affari di 16,7 miliardi di euro gestito da 302 clan, 6 in più rispetto a quelli censiti lo scorso anno.
Questi sono i numeri dell’orrore, quei reati ambientali che uccidono un paese e il suo popolo quasi impunemente: il 45,7% dei reati è concentrato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Sicilia, Calabria e Puglia) seguite dal Lazio; prima regione del Nord Italia, la Liguria.
Nel 2012, si legge nel Rapporto Ecomafie 2013, sono cresciuti anche gli illeciti contro gli animali e la fauna selvatica (+6,4% rispetto al 2011) e la Campania è la regione con questo terribile primato. Primati su primati, il cemento e l’abusivismo edilizio sono centrali nel Rapporto 2013; lo ha spiegato Vittorio Cogliati Dezza, Presidente di Legambiente:
L’unica economia che continua a proliferare anche in un contesto di crisi generale. Che continua a costruire case abusive quasi allo stesso ritmo di sempre mentre il mercato immobiliare legale tracolla. Con imprese illegali che vedono crescere fatturati ed export, quando quelle che rispettano le leggi sono costrette a chiudere i battenti. Un’economia che si regge sull’intreccio tra imprenditori senza scrupoli, politici conniventi, funzionari pubblici infedeli, professionisti senza etica e veri boss, e che opera attraverso il dumping ambientale, la falsificazione di fatture e bilanci, l’evasione fiscale e il riciclaggio, la corruzione, il voto di scambio e la spartizione degli appalti. Semplicemente perché conviene e, tutto sommato, si corrono pochi rischi. Le pene per i reati ambientali, infatti, continuano ad essere quasi esclusivamente di tipo contravvenzionale e l’abbattimento degli edifici continua ad essere una eventualità remota. Anzi, agli ultimi 18 tentativi di riaprire i termini del condono edilizio si è anche aggiunta la sciagurata idea di sottrarre alle procure il potere di demolire le costruzioni abusive.
In effetti, si legge nel Rapporto, l’incidenza dell’edilizia illegale nel mercato delle costruzioni è passata dal 9% del 2006 al 16,9% per l’anno 2013 mentre le costruzioni legali sono crollate quasi della metà. Il mattone illegale, dal 2003 al 2012, ha edificato 283.000 le nuove case con un fatturato complessivo di circa 19,4 miliardi di euro.
Il traffico di materiali è una new entry che tuttavia garantisce un economia sommersa di tutto rispetto: l’Ufficio centrale antifrode dell’Agenzia delle dogane segnala che i quantitativi di materiali sequestrati nei nostri porti nel corso del 2012 sono raddoppiati rispetto al 2011, passando da 7.000 a circa 14.000 tonnellate grazie soprattutto ai cosiddetti cascami, materiali che dovrebbero essere destinati ad alimentare l’economia legale del riciclo e che invece finiscono in Corea, Cina o Hong Kong.
La corruzione garantisce invece l’accrescimento della dimensione del mercato illegale, costantemente: secondo la Relazione al Parlamento della Dia relativa al primo semestre 2012, le persone denunciate e arrestate in Italia per i reati di corruzione sono più che raddoppiate rispetto al semestre precedente, passando da 323 a 704.
Ecomafia 2013 descrive anche l’attacco al made in Italy, in particolar modo riferendosi alle filiere agroalimentari: 4.173 reati penali, più di 11 al giorno, con 2.901 denunce, 42 arresti e un valore di beni finiti sotto sequestro pari a oltre 78 milioni e 467.000 euro (e sanzioni penali e amministrative pari a più di 42,5 milioni di euro). Se si aggiungono anche il valore delle strutture sequestrate, dei conti correnti e dei contributi illeciti percepiti il valore supera i 672 milioni di euro.
Il rapporto comprende anche una buona parte dedicata alle navi dei veleni, o navi a perdere, su cui anche Ecoblog si è speso molte volte.
Per quanto riguarda la tutela del nostro patrimonio culturale le minacce delle ecomafie vanno a braccetto con l’inettitudine della pubblica amministrazione e della politica, che dimentica il Bel Paese in favore della società dei magnaccioni: nel corso del 2012 le forze dell’ordine hanno accertato 1.026 furti di opere d’arte (891 a opera dei carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale), quasi tre al giorno, con 1.245 persone indagate e 48 arrestate; e ancora 17.338 oggetti trafugati e ben 93.253 reperti paleontologici e archeologici recuperati, per un totale di oltre 267 milioni di euro.
Per combattere l’ecomafia è necessario ricostituire la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e approvare la legge che introduce i reati contro l’ambiente nel nostro codice penale, due iniziative sulle quali mi sono attivato si dall’avvio della Legislatura. Dai numeri del rapporto Ecomafia 2013 di Legambiente emergente un allarmante crescita dei reati, fra cui spicca l’aumento dell’incidenza dell’abusivismo edilizio nel mercato delle costruzioni passato dal 9% del 2006 al quasi 17% del 2013. La criminalità ambientale continua inoltre a prosperare e a diversificare i propri malaffari, arrivando a fatturare circa 16,7 miliardi l’anno. Di fronte a un fenomeno di tale gravità e tali proporzioni è necessario ripristinare la legalità, dire no a nuove sanatorie edilizie e a qualsiasi ammiccamento verso le illegalità.
Così Ermete Realacci, presidente Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camere, alla presentazione di stamattina del Rapporto Ecomafia 2013 di Legambiente.
Ecomafie 2013, la presentazione di Legambiente
Il Rapporto Ecomafia 2013 che Legambiente presenterà alle 11 di oggi al Nuovo Cinema l’Aquila a Roma conterrà tutti i numeri e le inchieste di un fenomeno che non conosce la parola recessione.
Alla presenza del ministro Andrea Orlando, del Presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, del responsabile dell’Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente Enrico Fontana, del procuratore nazionale antimafia Giusto Sciacchitano, del Presidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati Ermete Realacci e del Presidente della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati Donatella Ferranti, l’appuntamento di quest’anno è fondamentale, come sempre, per seguire, leggere ed interpretare un fenomeno criminale ed ambientale, quello delle ecomafie, che non conosce crisi, che non conosce recessione e, sopratutto, non conosce giustizia.
Presenti all’evento anche il Presidente del Senato Piero Grasso, il Ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri e lo scrittore Carlo Lucarelli (che di ecomafie ha scritto più libri e più testi per la trasmissione Blu Notte).
Non c’è solo lo smaltimento illecito di rifiuti: c’è l’abusivismo edilizio, il business legato ai rifiuti industriali, i traffici illeciti nella filiera agroalimentare, spesso una sorta di controfigura per traffici meglio remunerativi (come quello di cocaina).
E non solo: per ecomafia si intende una criminalità capillare, espansa, con i rami frondosi pronti a ramificarsi ulteriormente, arrivando ai traffici illeciti di animali, ai beni culturali, allo scempio nei patrimoni Unesco, alla corruzione (che nel settore rifiuti, ad esempio, rappresenta un sistema di controllo totale per le ecomafie).
E poi ci sono le navi dei veleni, le megadiscariche sotto la lente d’ingrandimento dell’Unione Europea, le normative italiane poco stringenti e poco chiare e sui delitti e sulle pene, la peste dell’amianto e dei fusti nucleari sparpagliati in Italia: c’è l’Expo 2015 di Milano e Malagrotta di Roma.
Come sempre, nel rapporto Ecomafie, viene mostrata un’Italia che generalmente non si vede ma che c’è, che viene respirata, mangiata, toccata ogni giorno: è il nostro territorio che muore, schiacciato dal denaro e dai rifiuti, dai patti d’armi tra mafie che smaltiscono, imbucano, nascondono, ed insegnano allo Stato come fare a smaltire i suoi rifiuti, come nascondere le sue nefandezze.